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Vaccino anti-epatite B dal mais
geneticamente modificato

di Agnese Codignola

Il vaccino contro l’epatite B (una malattia che ancora oggi colpisce più di due miliardi di persone nel mondo) potrebbe diventare presto molto più accessibile, in una "versione" più facile da somministrare (senza bisogno di personale medico) e da conservare (senza bisogno di refrigerazione), nonché molto più economico di quelli attuali. L’azienda californiana  Applied Biotechnology Institute ha infatti appena presentato  al congresso Experimental Biology, organizzato a Boston (Stati Uniti), gli incoraggianti dati ottenuti su animali trattati con il suo nuovo vaccino orale.

Il nuovo farmaco anti epatite B in questione non viene da colture cellulari o sistemi biologici, come i precedenti, ma da un tipo di mais geneticamente modificato per contenere le particelle virali che inducono la risposta specifica del sistema immunitario, opportunamente trattato per essere trasformato in una farina. Quest’ultima non necessita di particolari condizioni di conservazione e, sciolta in sostanze gradevoli, può essere somministrata o assunta da chiunque. Il suo costo finale sarebbe pari a circa il 10% di quello dei vaccini attuali, e cioè meno di un dollaro a dose.

Infine, negli animali questo vaccino ha mostrato di avere un’efficacia quattro volte superiore a quella dei vaccini classici.

Se il prodotto ottenuto con questa tecnologia si dimostrerà attivo anche negli uomini (si attendono le ultime autorizzazioni della Food and Drug Administration - l’ente di controllo statunitense - per iniziare le prime prove entro l’anno), lo stesso approccio potrebbe essere impiegato anche per altri farmaci simili, con grandi vantaggi per quanto riguarda le coperture vaccinali, soprattutto nei Paesi più poveri, dove maggiore è la necessità di immunizzazioni di massa e minori sono le risorse per realizzarle.

 

Data ultimo aggiornamento 31 marzo 2015
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco


Tags: epatite B



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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